Anticamente, molto tempo fa, il gatto era il maestro dei topi. Insegnava loro molte cose : l’osservazione attenta, la corsa e soprattutto come sfuggire alle persone che incontravano.
Un giorno il gatto arrivò a scuola a digiuno, non avendo mangiato a casa della moglie. Chiamò come al solito i suoi alunni soffiando nel corno; al loro arrivo cominciò le lezioni. Insegnò, insegnò, ma era stanco e si sentiva svenire per la fame. Quando questa divenne insostenibile, si rivolse ai topi parlando così: “ Ragazzi, chiudete gli occhi. Che nessuno veda nulla “. Tutti chiusero gli occhi e fu allora che il gatto con un balzo ne afferrò uno e uscì fuori per mangiarselo. Terminato il pasto, rientrò.
Gli altri topi guardavano in giro, cercando il loro compagno scomparso, ma non vedendolo, chiesero al gatto : “ Maestro, dov’è il nostro compagno? “. Questi rispose: “ L’ho mandato a casa mia a prendere un’ascia “.
Rimasero ad attenderlo fino a sera, quindi tornarono alle loro case.
Il gatto mangiandolo, si era accorto del buon sapore del topo. Il giorno dopo soffiò nel suo corno e i topini, che non immaginavano che egli avesse mangiato il loro compagno, si avviarono in fretta a scuola.
Questa volta il gatto non aveva fame, ma ricordando il buon sapore della carne di topo si comportò come il giorno precedente. Ordinò agli allievi di chiudere gli occhi, catturò uno di questi, lo portò fuori e se lo mangiò. Nessuno dei compagni si accorse di nulla. Tornato in classe, il maestro disse : “ Il vostro compagno non c’è perché l’ho incaricato di andare a casa mia a prendere del cibo “. Non era vero.
Le aggressioni si ripeterono per molti giorni, sino a quando, dopo avere ordinato ancora una volta agli allievi di chiudere gli occhi, nel tentativo di afferrare uno di questi, il gatto inciampò nel banco, spaventando la vittima.
Il topo, accortosi delle intenzioni del gatto, fuggì insieme a tutti gli altri.
Alcuni si arrampicarono nel granaio, altri trovarono rifugio nei campi. Quelli che si erano rifugiati nel granaio non potevano uscire, perché il gatto li aspettava in basso per prenderli; quelli che si trovavano nei campi non potevano tornare, perché temevano di essere mangiati.
Fu così che i topi di granaio e i topi campagnoli non si incontrarono più, e l’amicizia fra gatti e topi da quel momento finì.
Fiaba tratta dal libro “Chingula e altre storie”
Edizioni dell’Arco – www.edizionidellarco.com
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