mercoledì 14 settembre 2011

Chingula e altre storie - La pulce e l'elefante

La nostra Cristina Bruno che cura la rubrica "Impara l'arte" ci ha segnalato degli interessanti racconti contenuti nel libro "Chingula e altre storie" edito da Edizioni dell'Arco. Su autorizzazione della casa editrice pubblicheremo alcune delle storie contenute nel libro scelte dalla stessa Cristina Bruno. Storie dal contenuto semplice che però racchiudono un significato e un messaggio tutto da scoprire. La prima che vi proponiamo è "La pulce e l'elefante", buona lettura.

C’era una volta una pulce che saltava, e saltava, e saltava sempre più in alto per vedere cosa c’era all’altro capo del mondo.
Tanto saltare la fece arrivare senza volerlo sulla testa di un elefante che passava di lì in compagnia della sua famiglia. Quando comprese dov’era finita, pensò: “Ora non ho più bisogno di saltare, tanto da qui il mio sguardo spazia ovunque come su una montagna”.
L’elefante cominciò però a sentire uno strano prurito sul capo, e per cercare di capire che cosa si trattasse, ogni tanto si fermava, poi riprendeva a camminare, e con le sue enormi orecchie cercava di percepire possibili suoni rivelatori.
Dal canto suo la pulce si divertiva un sacco a guardare il mondo dalla testa dell’elefante.
Ad un tgratto però, si alzò un forte vento e il minuscolo cappello della pulce si levò in aria andando a finire dritto dritto nell’occhio dell’elefante che cominciò a versare lacrime. La pulce, per tentare di recuperare il suo cappello, scese fino al grande orecchio dell’elefante e gli disse in modo discreto: “Signor elefante, signor elefante, sono io, l’inquilino del piano di sopra, riesce a sentirmi?”.
“Ecco la causa di tutto quel prurito!”, disse l’elefante. “Io posso aiutarti a far cessare questo dolore che ti fa piangere”, aggiunse la pulce. “E come?”. “Posso spingermi fino al tuo occhio e vedrai che poi starai meglio”.Va bene, pulce. Non so se tu esisti, ma se puoi aiutarmi. Sembra mi sia entrato un porcospino nell’occhio”.
“Non si tratta di un porcospino, ma del mio cappello”. Con un salto, la pulce arrivò vicino all’occhio dell’elefante togliendogli il cappello dall’occhio. Il pachiderma, visibilmente sollevato, ringraziò guardando negli occhi la pulce.
“Tu sei una pulce? Che bestia piccolissima e saltellante! Comunque grazie per avermi tolto il dolore. E dove vivi?”. “Io? Beh, se mi prometti di non arrabbiarti, posso raccontare tutto”. “Stavo saltellando qui vicino, quando, con un salto da campione sono finita sulla tua bella testa. Ti confesso che lassù si sta proprio bene, c’è una vista splendida. Questo è il paesaggio più belo che abbia mai visto fino ad ora. Ero stanca di saltellare sempre da cane a cane, da gatto a gatto”.
L’elefante, incredulo, ascoltava il racconto della bestiolina. Quasi non riusciva a credere a ciò che sentiva, ma siccome si sentiva in debito per il sollievo che la pulce gli aveva regalato, decise di presentare la pulce alla sua famiglia, dalla quale, come ogni buon elefante, grande di corpo e docile di cuore, non si separava mai.
Anche la pulce volle presentare i suoi amici all’elefante, li chiamò a sé con un fischio ed essi formarono una lunga e allegra fila, scambiandosi sorrisi, saltellando e conversando animatamente di animali piccoli e grandi.
In fondo le dimensioni non sono importanti ed è bastato che l’elefante venisse a sapere dell’esistenza delle pulci perché diventassero amici.
E tali sono rimasti, infatti da allora gli elefanti hanno concesso alle pulci di vivere sopra di loro e queste festeggiano in continuazione, anzi, invitano anche gli elefanti alla danza e insieme se ne vanno per la foresta, sempre allegri e baldanzosi.

Fiaba tratta dal libro “Chingula e altre storie”
Edizioni dell’Arco – www.edizionidellarco.com

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