venerdì 26 agosto 2011

iTech - I dischi rigidi SSD

Brevi Cenni sulla Storia dei i dischi rigidi SSD
Dopo un paio di anni di studio e di analisi il mercato è cambiato radicalmente grazie all’ingresso di alcuni attori di indiscusso livello come Intel, Micron, Samsung, Kingston, Ocz e molti altri. Aziende che (ad esclusione di Samsung) prima di allora non avevano mai avuto interesse nel settore dell’archiviazione si sono gettate nel mercato proponendo prodotti di livello ben superiore alla concorrenza generata dai pochi piccoli produttori asiatici.

Le tecnologie avanzate messe in campo da questi produttori hanno permesso ai dischi allo stato solido di fare un vero e proprio salto di qualità, andando finalmente a ricoprire appieno quel ruolo di innovazioni tecnologiche atteso da anni. Intel, con i controller proprietari dei dischi X25 ha innovato drasticamente il settore, permettendo di raggiungere velocità in lettura ben superiori a 250 Mbyte/s.In scrittura i valori espressi restano invece al di sotto dei 100 Mbyte/s, ma con ridotti cali prestazionali passando dal trattamento di file sequenziali a casuali. Altri produttori, come Indilinx, Samsung o SandForce hanno in seguito proposto controller ancora più veloci, in grado di portare dischi da 128 o 256 Gbyte a prestazioni di altissimo livello. La disponibilità reale di Ssd estremamente veloci e capienti, dopo anni o decenni di test teorici e promesse non mantenute, ha scatenato una piccola ondata di entusiasmo che ha portato all’idea che entro poco tempo la tecnologia elettronica degli Ssd avrebbe realizzato prodotti con capacità paragonabile ai dischi magnetici con prezzi accessibili. Dopo il fervore iniziale si è però intuito come una crescita esponenziale della capacità e una contestuale riduzione dei costi non sia ancora possibile, per arrivare a uno scenario in cui la sola tecnologia flash basterà a soddisfare i bisogni di capacità e prestazioni dovranno passare ancora alcune generazioni di prodotti. Per questi motivi lo scenario proprio del settore dell’archiviazione, dopo aver subito più di un cambiamento di rotta nel giro di pochi anni, sembra aver finalmente intrapreso una strada che porterà la tecnologia flash a disposizione di tutti. Per gradi e senza spese eccessive sta nascendo il futuro dell’archiviazione.



Da Samsung una linea di memorie a stato solido veloci ed economiche
Basati su tecnologia NAND Flash memory, i dischi rigidi SSD della casa coreana aumenterebbero del 10% l’autonomia delle batterie di un dispositivo mobile, consumando meno



Secondo iSupply, un’azienda di ricerche che monitora il settore hi tech, il mercato mondiale delle memorie a stato solido triplicherà nei prossimi anni, passando dall’attuale 2,2 miliardi di dollari a 7,5 nel 2015. E che i dischi Ssd sostituiranno quelli ruotanti è una previsione assai ovvia, grazie anche al successo di apparecchi come i MacBook Air e all’avvento dei servizi cloud, che permettono di lavorare tranquillamente con computer dotati di memorie non enormi. Perché al momento uno degli ostacoli maggiori all’acquisto di un drive ssd è proprio il prezzo, ancora piuttosto elevato rispetto a quello dei dischi tradizionali.

Per il resto, l’adozione di una memoria a stato solido al posto di un hard disk rotante porta solo vantaggi: la nuova tecnologia è più silenziosa, più sicura, produce meno calore, praticamente indistruttibile in condizioni d’uso normali, dal momento che non ha parti mobili.


Così un po’ tutti i grandi produttori di hard disk si sono lanciati nel mercato a stato solito, puntando soprattutto sul mercato dei notebook. Esistono anche dischi da 3,5 pollici, ma la maggior parte sono infatti a 2,5, perfetti per i portatili. Come il Samsung SSD 470 oggetto della nostra prova. Progettato interamente dalla casa coreana, utilizza un innovativo controller a 3 Core, la NAND Flash Memory di tipo MLC a 32 nanometri e 256MB di memoria cache, per garantire un trasferimento dati molto veloce (in scrittura fino 220 MB/s, in lettura fino a 250 MB/s). Quasi tre volte un normale hard disk, e infatti accensione e apertura dei programmi sono praticamente immediati sul MacBook Pro dove lo abbiamo provato per oltre un mese. Ottimizzato per Windows, il drive di Samsung si è comunque dimostrato perfettamente compatibile con il portatile Apple (perfino dal punto di vista estetico); l’installazione richiede un paio di minuti, ma bisogna prima clonare il vecchio hard disk. Poi tutto fila liscio; nessun rumore, la durata della batteria ancora aumentata (non di molto, però: circa il 10 per cento), i file – soprattutto quelli di grandi dimensioni – che si aprono in un istante.

Davide Cosenza

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